Da che pulpito

A volte davvero mi chiedo se davvero la coerenza sia un valore importante per i cattolici.

Perchè, se lo fosse, qualcuno dei cattolici che lo ha votato, così come chiede ai "cattocomunisti" come si può appoggiare una coalizzazione di sinistra, mi dovrebbe spiegare come si può votare il signor Berlusconi, che si dichiara cattolico, che gode di privilegi all’interno della Chiesa (e da quella parte politica non è certo il solo) di cui i poveri mortali non possono godere e che dice che i "Pacs sono un attacco alla famiglia" quando egli stesso non ha una famiglia o meglio, ne ha più di una, essendo divorziato e rispostato o convivente (questo devo verificarlo, ma poco cambia alla storia).

Trovo più coerente, seppur distante dalla mia visione etica-politica, un Bertinotti (preso ad esempio) dichiaratamente ateo che appoggia leggi "laiciste".

Adesso sono troppo stanca per andare oltre con la riflessione.. ma butto qua l’argomento, perchè voglio tornarci.

E’ difficile

E’ in corso una lotta interiore. Che forse non riuscirò ad esprimere in modo completo. Ma pazienza.

Mi è sempre stato insegnato ad amare il nemico, qualunque esso sia.

Ma presa dal circo mediatico in questi giorni allestito intorno alla vicenda di Piergiorgio Welby, al sua morte, omicidio o suicidio che sia, al rifiuto categorico (e anche un po’ troppo sbrigativo e freddo) da parte del vicario di Roma, Cardinale Ruini, del funerale religioso, non riesco davvero a capire dove potrebbe essere la verità.

Da una parte l’uso distorto fatto dalla politca di questa persona, desiderosa di morire.
Welby poteva suicidarsi come pultroppo fanno tante persone nel silenzio. Ed invece ha (o hanno) deciso di "immolarsi" per la causa radicale sulla "libertà individuale" di decidere quando e come morire. Voleva fare audience.

Dall’altra la Cattolicità con i suoi Codici di Diritto da far rispettare.
Non ci sarà funerale religioso. Non sta a me dire se è un bene o un male.

Perchè se da una parte l’uomo non si può sostituire a Dio per decidere la fine di una vita, dall’altra gli stessi uomini non si possono sostituire a Dio per decidere se Egli l’ha accolto nella sua infinita misericordia oppure no.
Ma forse qualcuno del Vicariato romano ha pensato che celebrare un funerale religioso sarebbe potuto essere interpretato come un’arresa o una legittimzione di fronte alla scelta estrema di Welby.

Mi piacerebbe, dall’altra parte, però chiedere ai Cattolici che oggi impugnano condanne, Diritti Canonici e quant’altro che cosa abbiamo fatto perchè questo non accadesse.
Per cosa abbiamo fatto non intendo quante ore abbiamo passato in un forum o sul blog a chiederci se l’eutanasia è giusta, se è o non è accanimento terapeutico, a parlar male dei radicali.

No. Per "cosa abbiamo fatto", io intendo se per caso qualche Cattolico si è preso la briga di andare a trovare Welby in ospedale, fargli sentire il proprio calore, il proprio Amore, quello disinteressato, nonostante Welby fosse, appunto, il "nemico".
Abbiamo forse cercato di fargli cambiare idea? Non proponendogli polpettoni del Catechismo, ma con "l’azione"? Che io sappia nessuno l’ha fatto.

Buona parte dei cattolici è rimasta "spiazzata", bisogna ammetterlo. Difficile spiegare la posizione della Chiesa. Anche un po’ imbarazzante, se si pensa che ad altri personaggi (l’ultimo in ordine di tempo, Pinochet) non meno "peccatori" il funerale religioso sia stato concesso.

E poi difficile spiegare a parole ad un non credente perchè l’uomo non possa disporre della sua vita a proprio piacimento, e perchè sono contraria ad ogni forma di eutanasia, perchè credo nella vita, anche e soprattutto nel Dolore, quello di un Dio che a breve si rifarà uomo e che grida "perchè mi hai abbandonato?". Difficile. Potrei indirizzarlo verso figure che ci hanno tentato con la loro stessa vita. Ma forse non basterebbe. E non mi sentirei di giudicarli se non capirebbero: la loro idea è importante quanto la mia.

La “Vaticano FC”

Ieri il Cardinal Bertone, Segretario di Stato si è lasciato coinvolgere in un discorso sul calcio.

Di fede Juventina (evviva!), è sempre stato un grande tifoso e quando era ancora a Genova commentava spesso le partite delle due squadre locali.

Ora che si è trasferito a Roma pensa in grande, addirittura di poter formare una squadra del Vaticano che possa competere a livello nazionale nel campionato di Serie A.

Chissà cosa ne pensa Ratzinger, che conosciamo tutti come "filosofo" e pensatore, che pure a luglio si era messo davanti alla TV in occasione della semifinale Germania-Italia, quasi un derby.

Ovviamente la notizia, abbastanza strana, ha fatto il giro della rete. Qualcuno ha addirittura stilato un simpatico decalogo per il prossimo campionato, qualcun’altro invece crede che la presenza di prelati in campo possa "attenuare" gli spiriti accesi dei giocatori.

In ogni caso, senza pensare di arrivare subito in A, dovrebbe partire a breve una "Clericus Cap".

Tecnicamente penso che sia possibile pensare ad una squadra "estera" come il Vaticano nel campionato di Serie A. Se non ricordo male il San Marino gioca in serie C1.

Mi chiedo però una cosa.
Non è forse meglio che i sacerdoti, che fanno una precisa scelta di vita, possano donare tempo e spirito completamente per la missione per cui sono chiamati? Non dico che non possano giocare a calcio .. ma nel tempo libero, con i ragazzi in oratorio, in particolari iniziative benefiche. Addirittura partecipare ad un campionato impegnativo come quello di Serie A mi sembra fin troppo eccessivo.

Passi di dialogo

Papa Benedetto XVI torna in Italia dopo la tre giorni in Turchia.

Tre giorni "a rischio", che si sono trasformati quasi in un trionfo per il primo Pontefice ad entrare nella Moschea Blu (il primo in assoluto ad entrare in una moschea è stato Giovanni Paolo II).
Oltre a questo gesto molto importante, infatti, c’è stato anche l’incontro, altrettanto importante tra il successore di Pietro (Benedetto XVI appunto) e il successore di Andrea (il patriarca ortodosso Bartolomeo I).

Insomma: tre giorni importanti per incominciare a ricostruire i ponti con il mondo musulmano e incominciare a camminare su quelli già esistenti nel dialogo ecumenico.
Un buon punto di partenza.