Incrociando la vicina sull’autobus

wpid-CAM00194.jpgUn annetto fa abbiamo cambiato i “vicini di sopra”, noi li chiamiamo così. Quelli che c’erano prima, marito e moglie, erano silenziosissimi, tanto che a volte ci chiedevamo se davvero ci fossero, se stessero ogni tanto a casa, se stessero bene. Sarà che noi ci facciamo sempre sentire quando ci siamo, ma siccome in tanti anni mai sentito un loro litigio, a volte qualche interrogativo devo ammettere ci veniva che fosse tutto normale.

Poi loro hanno cambiato casa e sono arrivati due signori anziani. Ecco, loro invece li sentiamo. Alla mattina alle 6 quando la signora cerca le ciabatte, quando si arrabbia con il marito “Sergioooooooo, dov’è ….?”. Si, loro li sentiamo. Anche il weekend. Soprattutto il weekend quando alla mattina presto cade per terra qualsiasi cosa.

Sono quei tipici piemontesi super riservati, quelli con cui ci si scambia poche battute se ci si incrocia sull’ascensore, quelli a cui si da del lei anche se ci si vede quindici volte al giorno. Quelli che se tu li sostituisci nel turno di portare fuori dal cancello i bidoni che passeranno a svuotare il giorno dopo, ti suonano tempo dopo con una bottiglia di vino per dirti grazie.

Oggi ero sull’autobus che tornavo a casa, immersa in un libro che sto leggendo per farmi venire qualche idea sfolgorante per la tesi. “Il profumo dei limoni”, si intitola. Sottotitolo: “Tecnologia e rapporti umani nell’era di Facebook”.

Ogni tanto alzavo gli occhi e ad un certo punto ho visto salire lei, la mia vicina. Aveva in mano un bel vasetto di fiori, un ragazzo quando l’ha vista si è alzato per farle posto.

Ovviamente è scesa alla mia fermata. Io avevo la musica nelle orecchie e la voglia di frecciare avanti.
Poi uno sguardo, e oltre a quel grazioso vasetto mi sono accorta che aveva in mano delle buste. Faceva fatica a camminare.

“Salve, visto che tanto andiamo nello stesso posto, posso darle una mano a portare qualcosa?”.

“Oh, ma come è gentile. Senta, posso appoggiarmi a lei, sa com’è, la vecchiaia. Sono 70 ma si fanno sentire”.

“Ma certo, non si preoccupi”. E mi prende per braccetto.

Dalla fermata dell’autobus a casa ci sono 3 minuti a piedi, al mio passo. Ce ne abbiamo messi almeno 10. Mi ha raccontato della figlia, del lavoro che potrebbe perdere. Le lamentele verso i marciapiedi “impraticabili”.

“Eh guardi, mio marito non ha tirato giù la tapparella, così il sole mi rovina tutte le tende”.
Una volta avevo sentito una persona dire che in fondo quando si diventa anziani finisce così, che il proprio mondo si restringe a questa serie di cose che viste con i nostri occhi possono sembrare davvero un po’ eccentriche.

Ma è lì che capisci cosa vuol dire “farsi Altro”. Per un attimo prendere a cuore le tende della tua vicina che si rovineranno perché il marito non ha tirato giù la tapparella.
E se puoi farlo per lei, dovresti poterlo fare a maggior ragione con chi hai accanto.

One thought on “Incrociando la vicina sull’autobus

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *