Un caffè al bar

preparare-buon-caffe-barI migliori amici.
Quelli con cui puoi prendere al bar un caffè e smezzare una brioches. Senza dire una parola, in un dialogo fatto di silenzio e sguardi che raccontano più di quanto farebbero le parole, in un rispetto immenso per le guerre interiori che ognuno sta facendo e di cui l’altro sa tutto, senza bisogno che tu glielo dica o glielo debba raccontare.
E sapere che lì c’è tutto.
E che anche quella può essere la migliore conversazione.
‘Visi comunicanti’.

Essere pronti a perderlo

10172731_10201951979263494_3633953744748011937_nMomenti preziosi. Momenti forti. A volte solo il prospettarsi di certe possibilità di ‘tagli’ ti ricordano la bellezza e la ricchezza di certi rapporti, quanto non siano e non possano essere scontati, anche se pensi già di saperlo.
E la questione di sapersi creare i giusti equilibri, non scappare per paura di soffrire ma anzi, gustare e sentire ancora più prezioso quello che c’è.
Con la consapevolezza, e non solo, la certezza, che per “possedere” qualcosa per davvero bisogna essere pronti a perderlo.

“Non appoggiarti all’albero: deve seccare. Non appoggiarti al muro: deve crollare.”

Non rimpiangere, ricomincia!

Rimpiangere vuol dire piangere due volte. Preferisco ricominciare, sempre e nonostante tutto. (I.L.)

Qualche giorno fa parlavo, davanti ad una pizza, con una persona saggia. Le raccontavo alcune difficoltà, alcuni rimpianti che ogni tanto vengono su cose passate e lei mi ha detto una frase che aveva sentito tanti anni fa: ‘non devi guardare le cose di ieri con gli occhi di oggi’.
Mi sono convinta che ha ragione.
Mi sono convinta che la nostra vita è piena di giri strani, ma solo dopo averli percorsi ci si chiarisce il senso.
Ma serve pazienza e fiducia. E serve saper ricominciare, sempre.

Esami

LibriPeriodo di esami. Per questa sessione finito.

Ieri, nel panico pre-esami ad un certo punto è riaffiorato un po’ di scoraggiamento, quella lieve e sottile sensazione di non farcela, che fosse più semplice gettare la spugna. Un esame tosto, per un’informatica come me che si trovava a dover padroneggiare e contenere il mondo della filosofia, anche se in ambito comunicativo. Soprattutto quella impressione, quello scrupolo di non essere abbastanza preparata e non essere sicura di aver davvero fatto fino in fondo la mia parte.

Ma una persona saggia mi ha ricordato una cosa. Che sì, quando affrontiamo un esame ci piacerebbe sapere la domanda in anticipo per poterci preparare per bene. Eppure, eppure ci aspetta un esame di cu conosciamo argomento e domande con molto anticipo ma … rischiamo seriamente di non essere preparati mai abbastanza lo stesso.

Oltre il velo nel cuore del Pakistan. Un invito al dialogo che va oltre

Copertina di Oltre il velo nel cuore del Pakistan

Oltre il velo nel cuore del Pakistan – la copertina

Allacciate le cinture, si parte: destinazione Pakistan!

Quello che Daniela Bignone propone nel suo libro “Oltre il velo nel cuore del Pakistan” (Città Nuova Editrice, 9 euro) è un viaggio da “mille e una notte” nel cuore del Pakistan: a volte un po’ spericolato, ma al tempo stesso affascinante e delicato, alla scoperta di una terra che l’ha accolta per lunghi 23 anni. Un viaggio vissuto sulla propria pelle, in prima persona. Donna, occidentale, cristiana: ecco gli ingredienti più paradossali con cui si è presentata nella sua “avventura” e con cui ora la racconta, ce la dipinge attraverso i suoi occhi. Per dare voce ad un popolo, per farci entrare nel profondo di una terra che conosciamo, spesso, dalla sola angolazione che ci viene presentata dai media (quelle poche volte che ‘fa notizia’, a dire il vero). Non solo per dirci c’è un altro Pakistan, che ha vissuto ed è diventato parte di lei. Ma come invito ad un dialogo che va oltre e sa scoprire la ricchezza della diversità.

Ecco una piccola “recensione”, se così la si può chiamare!

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Oltre il velo, nel cuore del Pakistan

Partivo per il Pakistan su un boeing della Pakistan Air Lines ingoiando le lacrime che non riuscivo a trattenere, dopo aver salutato al telefono mia madre e mio fratello. […] Di quel volo diretto che mi portava a Karachi ricordo le sette ore trascorse quasi ininterrottamente a guardare fuori dal finestrino la notte stellata, in un colloquio a tu per tu con Dio. Non ricordo di essermi chiesta cosa avrei trovato, né di aver provato a immaginare la vita che mi aspettava. Mi sentivo portata più dalle circostanze che da chissà quali grandi sogni: avevo fatto una scelta per la vita, e quel viaggio era una delle tante conseguenze di un impegno preso fino in fondo. […] Dovevo riposare per recuperare la notte di viaggio e mi sono ritrovata sola in una stanza in cui, oltre a me, c’erano soltanto due brandine di ferro e un sottilissimo materasso di crine. I muri erano dipinti di un verde intenso che dava quasi al blu. Fuori, il gracchiare sordo dei corvi faceva da sfondo a un canto lento e inesorabile: la preghiera che saliva dalla moschea al di là della strada. Non era facile addormentarsi, il cuore era stretto in una morsa di nostalgia. [Fonte]

Alcuni stralci, alcune anticipazioni di un libro che sto aspettando in un misto tra curiosità e impazienza. E con un pacchetto di fazzoletti pronti perché se queste sono le premesse, son sicura mi serviranno.

Ho la fortuna di conoscere l’autrice (anche se non so se lei possa dire altrettanto di me :-D) che, in modo inconsapevole, finisce a volte per essere per me come uno specchio, i cui riflessi li avete incontrati su queste pagine.

Io so che se scrivessi qui sopra una qualsiasi piccola e impercettibile parola  di ‘lode’ troverebbe il modo di sgridarmi di questo. Però questo me lo permetterà: sulla fiducia che mi viene da quanto già sentito da lei di quell’esperienza che prova a raccontare in questo libro, appena esce, e cioè tra pochissimo, se avete occasione, compratelo e leggetelo. Entrare in quel mondo sarà un toccasana per la propria anima!

Già solo gli stralci che Cittanuova sta pubblicando mi fanno cogliere alcuni aspetti, me ne confermano altri di quelle piccole pennellate che ogni tanto ci da della sua esperienza in Pakistan … Da una parte sarà strano “leggere” e scoprirne di più con gli occhi di qualcuno che in un modo o nell’altro conosci, perché si rischia di farlo in modo poco obiettivo, con il rischio di aspettarsi qualcosa, togliendo al cuore quella sana possibilità di stupirsi. Ma vi racconterò come sarà andata.

Oltre il velo, nel cuore del Pakistan. Di Daniela Bignone

Tutta precisione?

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Un po’ di giorni fa una persona mi diceva che bello voler fare le cose bene e con precisione, ma con pace e senza che questo diventi una cosa fine a se stessa e tanto per farla. ” (…) non come quell’investigatore privato, Dani, come si chiama?”. E lì per lì presa alla sprovvista non sapevo che nome tirare fuori. Mi era piaciuta la sua ricetta:

Ama e fa ciò che vuoi

di Agostiana memoria. E allora da quel giorno cerco (verbo per fortuna inventato per chi come rimane con tutte le sue umane miserie) di fare in modo che anche il voler lasciare la sedia a posto prima di uscire di casa non sia solo un esercizio di precisione, ma un modo consapevole per voler bene a chi passa dietro di me. La foto qui sopra? Tutti i giorni ogni tanto mi viene in mente quella chiacchierata e quell’ utile e provvidenziale suggerimento. Oggi però, ad un certo punto come un lampo, mi è venuto in mente quale era l’investigatore di cui si parlava: Poirot, che tra l’altro è nelle mie assolute letture preferite e di cui in effetti ho però sempre mal sopportato l’estrema pignoleria. Si vede che nella vita per capire le cose mi devo sempre scontrare con i loro estremi.