Come un algoritmo

Mi è scappato un sorriso oggi quando il prof ha incominciato a spiegare.

E (se non si fosse stati nel bel mezzo della lezione) avrei proprio voluto ridere di gusto, perché sembrava volesse ricordarmi che questa lotta "intestina" che ho intrapreso con me stessa la posso, la devo  ma soprattutto la voglio vincere, proprio perché anche questa sia davvero un’occasione di crescita E pazienza se abbia paura di "sbagliare", in un senso o adesso più nell’altro.

C’è una parola che mi risuona tanto in testa ultimamente: "equilibri". Sono difficili da trovare e si fa fatica, ma è bello (ri)mettersi continuamente alla loro ricerca.

Senza dimenticare che dove, parafrasando, "non c’è lotta, non c’è vittoria" e anche quell’algoritmo "gira" un po’ di volte e non pretende di finire subito. Ma ha sempre chiaro il suo obiettivo e fa del suo meglio per centrarlo, questo è l’importante! Per il resto si può sempre (eventualmente) Ricominciare

Che strano! Qualcuno ha scritto un algoritmo che mi "impersonifica", in questo momento.
No tengo palabras!

E veramente … la vita e l’ "informatica" sono più legate di quanto si possa pensare!

ps. chiedo scusa perché so che la maggior parte di chi legge questo blog forse potrà fare un po’ di fatica a capire quanto ho scritto, al di là dell’immagine che comunque è una variante più complicata di quella che ho visto io oggi a lezione … magari dando uno sguardo al link di Wikipedia si può capire un po’ di più la parte "tecnica" … per il resto, beh, è abbastanza criptico, lo so!

[L’immagine l’ho presa qui]

Università & Riflessioni

Finirà con un bel "ve l’avevo detto io".

Io non ci volevo entrare in questo discorso, perché davvero mi sto sempre più deprimendo a vedere e leggere certe cose.
Ho tralasciato ultimamente la politica da questo blog e spero di riuscire a non farmi più tentare come questa volta.

Ma visto quello che sta succedendo in Italia in questi giorni, qualche parolina la metto pure io.

Il gioco di Berlusconi in tutto questo bailame delle "occupazioni" è abbastanza perfido, sottile e molto pericoloso: aizza le folle, con uno stile che ricorda in tutto e per tutto quello di un altro ometto che pensava di essere l’unto del signore, butta più benzina che può su un fuoco che ormai si sta divorando tutto quello che gli sta accanto e così quando qualche testa calda (perché ce ne sono tante tra quelli che in questi giorni stanno "occupando abusivamente" le università – a suo parere – ma che per il momento sono rimaste abbastanza calme, a parte isolati episodi) perderà la pazienza e passera alla violenza potrà dire: "avevo ragione io". Il ragionamento fila, no? E’ marketing anche questo e lui, da buon imprenditore, lo sa bene.

A Torino la situazione per il momento è abbastanza calma. In più facoltà si sono organizzate "occupazioni simboliche" la notte e presto riprenderanno le lezioni in piazza (a metà novembre ci è stato detto toccherà anche a noi … dovrò andarmi a cercare il giaccone pesante e il paio di guanti a ‘mo "ladro" che uso per suonare d’inverno), ma la didattica prosegue senza interruzioni.
E in tante università italiane penso sia così. Solo che ovvio, all’amico Silvio fa più comodo far vedere le immagini di chi protesta in modo un po’ più "corpulento" e far passare gli studenti come un branco di cavalli impazziti, farsi passare per "vittima" dicendo che i mezzi di comunicazione fanno cattiva informazione (da che pulpito! … per di più contando che appunto, le cose stanno in modo un tantino diverso, se solo Silvio si documentasse!). Sta al suo gioco. Libero lui di farlo, liberi noi, che in università ci andiamo e vediamo come stanno esattamente le cose, di dire che le cose non stanno esattamente così, non nei termini in cui le denuncia lui almeno.
Che poi ci siano stati e ci saranno episodi di "occupazione più maschia", beh, fa parte del gioco. Ma mi sembra che nella maggioranza dei casi la cosa stia viaggiando ancora su binari "democratici" (a quando l’abolizione di questa parola dal vocabolario italiano con un bel decreto?). Ma ovviamente questo non viene detto perché non farebbe comodo.

Detto questo: io non protesto, non marcio, non sciopero, non occupo. Vado a lezione, seguo quello che devo seguire ma accetto di sentire i rappresentati di facoltà che vengono a parlarci di questa cosa e cerco di informarmi.
Scelta mia, dettata forse dalla rassegnazione.
Credo nel dialogo, ma mi rendo conto che con certa gente che fa orecchie da mercante forse un dialogo non ci possa essere. Ma preferisco stare in disparte, anche perché solitamente queste cose finiscono per assumere un certo colore politico e ciò non mi va giù. Prendetemi così.

Ho vissuto 7 anni da "grande" nelle scuole italiane, ma mai avevo visto una cosa simile, con tutte le università italiane in rivolta contemporaneamente. Mi fa impressione ma allo stesso tempo anche un po’ di paura perché non riesco a capire la portata che potrà avere questa cosa, quasi come se vedessi una miccia senza riuscire a vedere quanto lungo sia il filo da cui è stata accesa con la conseguenza ansia per un possibile "scoppio".

Dall’altra parte mi rincresce come chi ci governa non riesca a cogliere nel malcontento generale la necessità per lo meno di un dialogo, di un confronto, invece del muro contro muro a cui ci tocca assistere.
Poi ognuno potrà rimanere sulle sue posizioni, in un dialogo "serio" nessuno obbliga nessuno ad accettare l’idea dell’altro.

La Politica è morta e sepolta da tempo immemore, se ne trovano piccoli fossili spari qua e là ma non so se basteranno per riportarla alla sua forma originale.

Ieri parlavo con un’amica boliviana che mi raccontava della difficile situazione politica nel suo paese e mi veniva da dirle che non credesse che qui in Italia fosse tanto meglio, solo che abbiamo una patina dorata davanti che fa sembrare che tutto vada bene. Ma sappiamo bene tutti che purtroppo non è così e non centra il colore di chi sta al governo. Davvero, per me sono entrambi uguali con lo stesso scopo: farci diventare un popolo di pecore, così da essere tutti controllabili tranquillamente per poter fare sotto il nostro naso i propri interessi senza che nessuno di noi abbia più la cognizione di causa per dire qualcosa.
Su questo non c’è colore politico che tenga.

Io e la politica (e tutto quello che ci sta attorno) stiamo prendendo strade diametralmente opposte, instaurate su due linee parallele … che si incontreranno solo all’infinito. Forse.

Non mi voglio dilungare troppo perché in questi giorni pensando a queste cose più di una volta mi è venuto il volta stomaco e in certo senso anche un senso di impotenza di fronte a tutto ciò.
E non solo per questa cosa specifica, ma per un mondo che tende a girare a "vuoto", senza quasi più la possibilità di ritrovare il giusto asse di rotazione.

Ma questo mi ricorda che tutto parte dal mio piccolo, dal mio non rispondere male, dal mio cercare di fare le cose bene, dall’attenzione che posso mettere nei rapporti con le persone, anche quelle che alle volte magari vorrei evitare.
Che io ho ho una responsabilità nel "quotidiano".
Non potrò mai spostare forse spostare gli equilibri di questo mondo, non da sola almeno, ma un giorno mi verrà chiesto conto di quello che ho avuto e che posso mettere in pratica nel concreto nella mia giornata, nei miei rapporti personali, nelle mie azioni.

Mi risuonava forte oggi in testa: "A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più."

CVD: 40 vs. 41

Ho bisogno di un altro paio di scarpe e l’altro giorno, armata di molta pazienza (perché sono tendenzialmente di gusti molti difficili) siamo partite io e la mia mamma alla ricerca di queste benedette scarpe.

Nel frattempo che io cercavo, lei guardava altre cose.

Girando tra gli scaffali ne ho subito viste un paio che mi sono piaciute a prima vista e anche con il prezzo eravamo in linea con l’idea che avevo in mente.
Quando poi le ho provate me ne sono "innamorata", ma niente, il 40 era troppo stretto. Mi sono messa a guardare gli altri numeri che c’erano: 39, 42, 40, 42, 42, 39, 44 ….

Come volevasi dimostrare, del 41 nemmeno l’ombra.
E, oltre il danno la "beffa", mia mamma aveva invece trovato delle scarpe che le piacevano!

Morale della favola? Io che ero andata per comprare delle scarpe sono uscita con un pugno di mosche in mano. Mia mamma che doveva solo accompagnarmi si è comprata un paio di scarpe.

E la scena si è ripetuta stamattina. In più rispetto all’altra volta c’era anche la mia sorellina.
Proviamo ad andare in un altro negozio. Ho trovato un paio che sarebbe potuto andare. Provo il 41 ma mi è troppo largo. Allora cerco il 40, ma niente, c’è il 42, il 43, il 39, altri 41 … ma del 40 nemmeno l’ombra!

Ci dirigiamo allora verso un negozio che hanno aperto da poco perché nel frattempo sto cercando anche un paio di pantaloni, e speravo per lo meno di riuscire a trovare quelli.
Lì trovo una maglia che mi piace e prendo quella. In un reparto ci sono anche le scarpe, provo a girare un po’, ma non c’è niente che mi aggrada.
Volete sapere il morale del giro di oggi? La mia sorellina è uscita da quel negozio con un nuovo paio di scarpe!!!!
… le conclusioni le lascio a voi, perché io ho perso le parole per "arrabbiarmi".
Il giorno che finalmente riuscirò a comprare le scarpe faccio una festa!