Vita in campagna

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Sono in campagna.
In un posto fuori dal paese, fuori dalla città, fuori dal rumore, dalla frenesia. In mezzo ai campi, si potrebbe dire. E non sarebbe una bugia.

Qui le porte delle case sono sempre aperte, i vicini tutte le mattine prendono il caffè insieme, dandosi rigorosamente del lei.
L’ospitalità non è una parola, è consuetudine.

Qui quando parli di computer e provi a spiegare il tuo lavoro devi fare dei salti linguistici non da poco. Ma anche questo è utile, aiuta a dover essere semplici.

Qui la sveglia te la da un gallo, mangi le uova fresche dalle galline, l’anitra e il pollo allevati a due passi dalla tavola: tutto è ‘bio’.

Qui Internet quasi non sanno che cosa sia, ev per cercare il numero della pizza al taglio del paese si usa l’elenco telefonico: e se non c’è si chiama il fratello.
Qui c’è spazio per tutti sulla strada, macchine e biciclette, con una maggioranza di quest’ultime.

Qui sulle staccionate (tutte basse e che si scavalcano con un salto) hanno due ‘cassette’: quella per la posta e quella…per il pane. Ad un certo punto della mattina senti un’ auto che si avvicina, rallenta, si ferma davanti al cancello. Scende il fornaio, infila il sacchetto con il pane dentro all’apposita cassetta. Saluta, risale in macchina verso la prossima consegna.

Qui i bambini si divertono e urlano su di un semplice carretto trainato da un trattore come fossero in giostra.

Qui i rapporti sono importanti, sono essenziali. E le cose si fanno con il cuore, con chi conosci e con chi no. Se passa l’uomo delle immondizie gli offri un bicchier d’acqua e ci scambi due parole.

Ma sopratutto qui il tempo sembra fermo, dove tutto è fatto con tranquillità, nessuna corsa.
C’è il tempo per pensare, per riflettere, per far e ascoltare il silenzio.

Non rinnego la mia vita cittadina, e forse più di un tot non resisterei qui.
Eppure…eppure c’è un che di pace che ogni tanto fa bene assaporare.

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