Le aspettative

Veramente non ne posso più dei soliti discorsi, triti e ritriti, non solo adesso, ma già durante cinque lunghi anni fatti di continui paragoni.

A tutto c’è un limite, ma qui pare che la mia soglia di sopportazione sia ormai arrivata a livelli abbastanza vicini a "scoppiare".

E ho almeno ancora tre anni (più altri possibili altri due) davanti.
Alle volte penso proprio di volermele "tirare dietro" le cose, perchè non è certo una bella prospettiva.
Sarebbe bello sentirsi un po’ meno sotto pressione, poter studiare con più tranquillità, senza l’ansia dei risultati, non certo del tutto mia, sapendo che se capita qualche intoppo c’è sempre la possibilità di riprovare.

E invece pare che debba proprio vivere con questo fiato costantemente sul collo.

5 thoughts on “Le aspettative

  1. “Sarebbe bello sentirsi un po’ meno sotto pressione, poter studiare con più tranquillità, senza l’ansia dei risultati…”

    Non sai quanto ti capisco! Ho sempre pensato che gli anni dedicati allo studio sarebbero belli proprio se non esistesse l’ansia del confronto con altri e l’ansia del voto, proprio se ci si potesse soltanto misurare con il desiderio d’imparare, magari anche sbagliando e senza farne perciò un dramma.

    Purtroppo, invece, si è spesso influenzati dall’ambiente circostante e dalle aspettative altrui.

    Ma i voti non sono certo determinanti per la carriera, e soprattutto sicuramente non misurano il valore della persona.

    Ciao!

    Romina

  2. soprattutto sicuramente non misurano il valore della persona.

    Ecco, il punto.

    Questa cosa mi è stata detta in occasione del voto di maturità e l’ho fatta mia. Sono convinta di questa cosa, ma purtroppo, però, il mondo che mi sta attorno non la pensa così, o per lo meno, sembra davvero che il voto, questa benedettissima media venga prima di tutto. Così capita di rifiutare un 22 e all’appello dopo prendere un 18. E a marzo dover andare a ridarlo.

    Il fatto è che sono all’inizio del mio percorso universitario e ho la paura che per ogni esame sarà così.. prima di tutto la paura del voto “non troppo alto” (perchè Tizio Caio ha detto che vanno rifiutati tutti i voti al di sotto del 27 allora la parola di Tizio Caio diventa la verità da seguire quando io penso che per ognuno dovrebbe esistere un modello personale, non l’uniformità su chi, bravo lui, ha 29.8 di media!!!).

    Mi sta venendo quasi un fastidio “fisico” ogni qual volta sento parlare di qualsiasi cosa dell’università da parte di chi sento mi sta soffiando un po’ sul collo. E la cosa non è bellissima.

  3. Non è retorica: ti comprendo davvero e mi dispiace moltissimo, sinceramente, perché l’ho provato anch’io. Mi sono sentita male anche fisicamente per acchiappare più 30 possibili, tanto che ho trascorso un lungo periodo di depressione e persino di disgusto totale nei confronti di tutto.

    In realtà quel 22, nella tua Facoltà, è un voto davvero più che accettabile, non è un voto da rifiutare, specialmente all’inizio.

    Sembrerà banale, ma i voti non contano molto per la futura carriera lavorativa che, come ben sai, dipende da una serie di altri fattori. Gli studi sono un “mezzo”, non un fine, e così dovrebbero essere considerati. Inoltre, quando si inizia, si è ovviamente un po’ spaesati, bisogna adattarsi a tutto l’insieme. Ripeto, se hai preso un 22, hai preso un voto più che accettabile visto il genere di Facoltà.

    Comunque, cerca di non abbatterti e di continuare nel tuo intento per costruire il tuo futuro. Soprattutto, se hai modo di sfogarti con qualcuno, qualcuno di cui però ti puoi davvero fidare, fallo, non tenerti tutto dentro, non isolarti.

    Un abbraccio e in bocca al lupo! :)))

    Romina

    P.S. Sai quanti geni a scuola erano addirittura “somari”? 😉 Questo dovresti dire a chi ti opprime con i confronti.

  4. Aggiungo, perché l’ho dimenticato ma è fondamentale: i voti alti non sono automaticamente segno di grande intelligenza. Chi pensa questo, sbaglia nettamente.

    Capita che gente con capacità medio-basse, ma dotata di grande perseveranza e molto “secchiona”, prenda una sfilza di voti supersonici. Gente che poi, quando ragiona di cose non inerenti al proprio studio, fa venire acuti svenimenti per la piattezza delle argomentazioni e per la pochezza intellettuale.

    Non è retorica, ma profonda verità dettata dall’esperienza.

    Romina

  5. Sembrerà banale, ma i voti non contano molto per la futura carriera lavorativa che, come ben sai, dipende da una serie di altri fattori. Gli studi sono un “mezzo”, non un fine, e così dovrebbero essere considerati.

    Sarebbe bello lo capisse anche qualcun’altro … ma spero si arriverà anche a questo punto 🙂

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