Ritornare bambini

Letto su Facebook. Una grande lezione di vita.

Oggi con i bimbi siamo andati a comprare un regalo per il compleanno di un amichetto.
Manu ha voluto girare tra tutte le corsie, pur sapendo che non avremmo comprato nulla per loro.
Alla fine mi ha abbracciata forte, e concitato, rosso in viso e con gli occhioni pieni di lacrime mi ha detto: “Io ci sto provando, ma è difficile: ci sono troppi Lego bellissimi. Io non ce la faccio”.
Ho capito cosa significa essere di fronte ad una tentazione e cercare di essere più forti di lei, pur sentendosi sopraffare dalla propria debolezza.

[photo credit]

Due parole, doverose anche su Tauran: se le merita

Sono contenta dell’elezione del cardinale argentino Bergoglio a Papa, con il nome di Francesco.

Ma ci sarà tempo per fiumi di parole, su questo.

Ora che tutti i riflettori sono per Bergoglio, fatemi però dare, oggi, un abbraccio al cardinale Tauran, che ha avuto il compito di annunciare al mondo l’elezione del nuovo Papa. Colui che è stato chiamato al ruolo “incomodo” e paradossalmente più trasparente che esista, perché l’attenzione era tutta per il nome che avrebbe pronunciato, lui in fondo era un semplice megafono.

Ruolo che, come la flebile voce con cui ha dato l’annuncio faceva intuire, ha portato a termine nonostante sia malato (Parkinson), in modo umile e senza tirarsi indietro, senza paura di ‘esporsi’ così come era, alla piazza che aspettava impaziente, strappando non poca simpatia e tanta tenerezza. Ecco. Grazie Jean-Louis.

Le lezioni di Benedetto XVI

Papa Benedetto XVI lascia dopo 8 anni il suo Pontificato. Una notizia che per certi versi ha dell’incredibile, visto che è da 600 anni che non avveniva un cambio alla guida della Chiesa con un Papa in vita. E’ strano. Mancano i serpentoni di gente davanti a San Pietro, mancano tutti i “riti” della morte di un Papa.

Sono stati sentimenti contrastanti quelli che mi hanno lasciato in cuore questo rimbalzare di notizie.

Fiumi di parole, fiumi di fotografie, video e quant altro oggi, che già presagisce alla prima elezione di un Papa nei tempi social. Stasera a cena si scherzava dicendo che l’annuncio magari non verrà più fatto da un microfono dal famoso balcone, ma con un tweet. No, non sarà così.

Scelta giusta, scelta sbagliata. Tutti si interrogano, tutti provano a dire la loro, ma solo lui, la parte in causa sa qual è la cosa giusta in questo momento. 6 mesi per pensarci sono un’eternità. Mi piace un commento letto su questo articolo (che vi consiglio di leggere!): “spicca il gesto del Papa che mi pare sia un bel segno di contraddizione. che si accompagna armonicamente con la testimonianza di GPII che invece scelse in un altro momento storico di testimoniare la forza della debolezza“. Come a dire: ad ognuno il suo tempo, il suo ruolo, il suo modo. E’ questo il bello del Servizio. Uno lo fa in un modo, l’altro in un altro. Rimane servizio.

Di fronte ad una scelta umana ‘drammatica’ come quella che oggi ha preso il Papa, un essere umano anche lui, il silenzio sarebbe l’unico commento giusto. E non centra essere cattolici, agnostici o anti clericali: il rispetto non ha religione.

Ma ci sono alcuni aspetti, secondari e non, che ho colto in questa vicenda e che mi hanno tanto colpita.

Il primo è la semplicità, la delicatezza con cui Benedetto ha dato l’annuncio. Poteva convocare una mega conferenza stampa, far montare un alone di mistero intorno a quello che voleva comunicare e poi dare il colpo di teatro. Non è mai stato amante degli show e del centro dell’attenzione. E anche questa volta non si è smentito. L’ha fatto parlando al fondo di un incontro già fissato e di per sé ‘insignificante’. Mi ricordava molto quel Bambino nato in una mangiatoia. Quasi a ricordarci che l’importanza non sta nella forma.

Un secondo aspetto su cui sento di aver tanto da imparare è il come il Papa in questi mesi abbia saputo custodire questa sua scelta, immagino in un “a tu per tu” continuo con Dio fino ad arrivare ad oggi. “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che …” un esempio che mi ha ricordato una cosa dettami qualche tempo fa, con parole diverse ma con uguale sostanza da una persona riguardo ad alcune mie fatiche di riuscire a “scegliere” cosa fare. Segno che forse c’è ancora tanto da lavorare.

In fondo vorrei lasciare la più grande lezione che ha dato: la libertà di accettare il limite umano. L’umiltà.

ps: quella che vedete in alto è la foto che abbiamo fatto (eggià, in quel gruppone ci sono anche io) ad aprile del 2011 con Papa Benedetto. E’ una storia incredibile. Quando ero ai Castelli, un giorno avevamo in programma una gita a Roma per andare a fare le turiste. Quella mattina il Papa era in udienza e gli veniva presentato YouCat, il catechismo dei giovani. Per farla breve, ci siamo ritrovati ai lati del palco nel gruppo di giovani a rappresentanza. Poi è arrivato un ometto in doppio petto che ci ha detto se eravamo pronti per andare a fare la foto con il Papa. Noi eravamo uscite con l’idea di andare a visitare il Colosseo, quel giorno. Ho un bel ricordo di quel momento!

Dove comincia la Pace

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Da ognuno di noi, ogni giorno, ogni momento, in ogni gesto.

Oltre i muri. Aprire un breccia in quelli che ogni giorno costruiamo, anche senza accorgercene.

Capire, comprendere, ascoltare. Scusare, aspettare.

E come al solito lo dico prima di tutto a me stessa.

(Amore che) Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

Il fairplay di Ivan Fernandez Anaya

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Il bell’esempio. Il gesto nobile, quello che per un volta fa più discutere delle polemiche, quelle solite, legate allo sport. Accade in Spagna qualche settimana fa: nella zona di Pamplona si tene un importante gara di cross country e il keniano Abel Mutai, 24 anni, medaglia di bronzo nei 3000m siepi ai Giochi Olimpici di Londra, è in procinto di tagliare il traguardo del Burlada.
Mancano pochissimi metri, il keniano, che ha dominato la corsa, rallenta in prossimità del traguardo credendo di essere arrivato, di aver finito la corsa. Frena il passo e getta un occhio al suo orologio. Ma non è così: il traguardo è poco più in là e per vincere Abel deve tagliarlo, solo che non se ne è accorto. Ecco che arriva da dietro un altro concorrente, lo spagnolo Ivan Fernandez Anaya: potrebbe superare e battere il bronzo di Londra ma…non lo fa, anzi, gli indica che non è ancora finita. E arriva, con grande fair play, secondo. Un gesto riportato da tutte le pagine dei quotidiani spagnoli. “Io non meritavo di vincere – ha detto lo spagnolo – Ho fatto quello che dovevo fare. Lui era il legittimo vincitore”.

Le cose belle sono fatte da piccoli gesti come questi. Che fanno ancora clamore, nel nostro essere continuamente intrisi in un mondo che sa parlare solo al negativo. Ma che possono darci il coraggio di sapere che per ‘cambiare il mondo’ bastano spesso gesti semplici.

Io oggi ho (ri)imparato qualcosa.

Qui sotto il video.

[fonte: HuffingtonPost]

On the road – L’accompagno io

Stamattina a Torino nevica.
Ero quasi arrivata in ufficio quando mi sono imbattuta in una signora filippina che chiedeva informazioni ad un signore. Inizialmente lui aveva capito che lei volesse andare al centro immigrazione e così le ha indicato la porta di ingresso, ci erano praticamente davanti.

Lei però gli dice che no, sta cercando l’ufficio della guardia di finanza. Insomma, interpretando un po’ quello che dice capiamo che sta cercando l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate. Che si, è in zona.
Il signore cerca di spiegarle la strada ma si rende subito conto che la signora fa difficoltà ad orientarsi.
“Ma guardi, l’accompagno io così non si perde”.
Io proseguo per la mia strada, loro li vedo perdersi dietro l’angolo.

Piccoli gesti.