Studiare se stessi

L’altro giorno, a chi mi chiedeva cosa sto studiando in questo periodo, ho risposto con una battuta: sto studiando me stessa.

Giocavo sul fatto che le iniziali del corso di cui darò l’esame tra pochi giorni sono esattamente le mie iniziali.

Ma giocavo anche sul fatto che sarebbe veramente una gran cosa se invece che come gestire ingrossi di piante, piscine comunali, noleggi di dvd, farmacie, campionati europei, corsi di inglese e chi più ne ha più ne metta, potessi studiare veramente me stessa, potessi riordinare le idee sui grandi scaffali della mia testa. Ogni cosa al suo posto, catalogata per benino, con tutti i "vincoli" al loro posto, con tutte le relazioni tra le cose ben chiare. E non importa se a uno, a nessuno, a molti. Non importa se poi da queste relazioni nasca qualche nuova "entità" (parlo in informatichese) oppure trovassero posto in altre entità già presenti.

L’importante sarebbe riuscire a fare un po’ d’ordine, prima di tutto con il "Proprietario" della giostra. Oggi dopo l’ennesimo giro in bici, mentre vedevo e sentivo gli aerei sopra la mia testa, mi è presa una gran voglia di volare via. Lontano. Lontano. Lontano. Controllavo il livello della voglia dentro di me di prendermi un anno fuori casa: sta arrivando al livello di soglia della tacca dove c’è scritto: "Partire domani".

Ma mi rendevo conto di come forse vorrebbe essere solo uno scappare. Per non "affrontarmi", per scappare da quello che sento, dalla tanta, troppa confusione, dai tanti pensieri che cambiano velocemente.

E allora ritornare con i piedi per terra, affrontare i problemi e non "mollare". E neanche pretendere "risposte" o folgorazioni improvvise. Bisogna lavorare, lavorare, lavorare. Lavorarsi. Buttarsi fuori ma ogni tanto anche guardarsi dentro. E questo sì, colloquiare di più con Chi mi conosce bene, più di chiunque altro. Con Chi in fondo vuole solo il meglio per me. Prendersi degli spazi, prendersi il tempo anche per questo. Non lasciare che niente disturbi la comunicazione.

Mi piaceva una frase che ho letto una mattina andando in università tempo fa e che mi ero appuntata sul cellulare:

Per capire quello che cambia velocemente studia quello che non cambia mai. (Maurizio Baruffaldi)

E’ tratta da un libro che prima o poi vorrei leggere. Promette bene e questa può essere una buona ricetta.

[L’immagine l’ho presa qui]

2 thoughts on “Studiare se stessi

  1. Ciao Dani,

    è come hai detto, e credo sia così sempre: “non pretendere ‘risposte’ o folgorazioni improvvise”. Io ho l’impressione che tu i problemi non li sfugga quasi mai, quindi forse puoi anche verificare se in questo momento tu non stia pretendendo troppo dalle tue capacità, e forze. Che non vuol dire fuggire, anzi.

    Un abbraccio, Claudio.

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