Da riscoprire

Ramadan L’altro giorno accompagnavo la mamma a Porta Palazzo, quel luogo di Torino dove è difficile trovare un italiano, ma che ti fa fare il giro del mondo, specialmente in quello arabo e africano.

Un insieme di colori, di lingue, di storie. Ecco, quello che mi colpisce girando per la strada è quell’idea che dietro a quel volto che incrocio c’è una storia, una vita, gioie, dolori … chissà cosa. E questo a maggior ragione quando incrocio i volti di chi ne ha fatta di strada per arrivare fino a qui, Papa Francesco con la sua visita a Lampedusa ha cercato di ricordarcelo. E a me lunedì, ascoltando le sue parole, sono tornate in mente le storie di quei ragazzi africani conosciuti l’anno scorso nella loro “prigione dorata” e che ogni tanto mi ricapita di vedere camminare su un pericoloso cavalcavia verso la strada del ritorno dopo essere scesi dall’autobus.

In questo piccolo mondo che è Porta Palazzo si incontra gente simpatica, che scherza, che ride. E’, nella maggior parte dei casi, gente onesta, che controlla di darti il resto giusto, che se ti si rompe il sacchetto cerca subito un modo per sistemartelo, che se l’aiuti vuole darti a tutti i costi un peperone per sdebitarsi. L’altro giorno sentendo una signora parlare ho scoperto che in questi giorni alcuni di loro incominciano il Ramadan. E mi è venuta, da buona occidentale abituata a chiedersi tutto, una domanda: come faranno a stare tutto il giorno con il proprio banco di frutta e verdura sotto il naso senza poter mangiare?

E mi è venuto in evidenza subito quanto abbia da imparare sulla costanza, sulla “fedeltà”, sulla sacralità con cui vivono questo periodo dell’anno.

Valori da riscoprire, in una società che punta da tutt’altra parte. E’ bello scoprire che c’è sempre da imparare.

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