Waka Waka eh eh!

 E domani si comincia. Si comincia guardando quel -6 che vorrei davvero riuscire a trasformare in 0.  Sarebbe un'impresa, è un'impresa pazza, ma altrimenti non sarei io.

Si comincia con la "tensione" di sapere che incomincia ad essere abbastanza o dentro o fuori, che le cose devo farle bene fino in fondo. "Tensione", un pizzico non guasta … ma voglio che riesca a diventare positiva. 

Non voglio farmi terrorizzare "nelle gambe, nella mente e nel cuore" come i giocatori italiani giovedì nella partita contro la Slovacchia.  Anche perché, a differenza loro, il pareggio non mi andrebbe per nulla bene, mi serve la vittoria.  E allora voglio puntare alto, voglio puntare a fare e dare il massimo.  Qualcuno sa come questa cosa deve andare, a me il compito di crederci e di fidarmi che sarà la cosa giusta.

WAKA WAKA!

[ Photo credit  – ps, il post qui linkato è da leggere]

Gufetto time?

Sto seriamente meditando di cambiare il ritmo delle giornate, dormire di giorno e studiare di notte: altrimenti con questa afa come si fa?? Anche oggi più del 50% di umidità, e quel momento che va dalle 11 alle 17 dove la testa è completamente in bambola.  Fortunatamente poi ho da preparare anche un esame piuttosto tosto ma che in questa prima fase non richiede esattamente "studio" ma tutta una fase di progettazione e quella posso anche farla ad un ritmo più "lento" in quella fascia oraria.  Ma lo studio, quello corposo, in quel momento è veramente impensabile.  Dalle 17 in poi invece incomincia ad essere un buon momento, adesso c'è anche addirittura l'arietta! E infatti mi fiondo a produrre! 

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Un treno in corsa

Ridendo e scherzando (come direbbe qualcuno di mia conoscenza) mi sono appena accorta che quella di ieri dovrebbe essere stata (mettiamo il condizionale, va!) la mia ultima lezione in università, per lo meno della triennale. Passata così, senza nemmeno pensarci e senza nessuna sorta di "rito", forse da un certo punto di vista va anche meglio così. 

Solo che mi stavo dicendo: di già? Mi sembra ieri che sono entrata in quelle aule (non quelle delle foto – credits) – dove per altro tornerò per gli esami a brevissimo, ma ovviamente sarà un'altra cosa.  Mancheranno le risate della nostra seconda/terza fila, mancheranno i commenti sotto voce, mancheranno tante cose. 
Ma ci saranno tanti rapporti costruiti, con chi di più e con chi di meno, ma costruiti, in tante cose, nella quotidianità universitaria fatta di scambi di appunti, di domande&risposte, fatta di tante piccole cose.  Mai nulla di eclatante, ma la voglia di aiutarsi, di darsi una mano senza pretendere nulla in cambio.  E' questo sono sicura resterà.

"Il tempo è come un treno in corsa; noi come i passeggeri. E' inutile che ci diamo da fare andando su e giù sul treno per arrivare prima. Il tempo, come il treno, cammina da sè. A noi vivere con interezza il presente"  (Chiara Lubich)

ps. questa metafora del treno in corsa mi è tanto cara in questo ultimo periodo … a settembre ne saprete di più!

Derivata prima

LavagnaDovete immaginare le 17.30 di un normale pomeriggio di inizio ottobre, un professore che spiega in un aula dove a dicembre dicono che moriremo dal caldo – evviva i conseguenti raffreddori e influenze! -, studenti che seguono la lezione con un occhio all’orologio per vedere quanto manca alle fatidiche ore 18.

Il professore sta facendo esercizi, è arrivato a scrivere una funzione, e nel mentre che dice "lei mi sta dicendo quindi la definizione di derivata prima" fa per tirare su la lavagna – non so se anche nelle altre aule universitarie da voi è così, da noi le lavagne sono di quelle "scorrevoli", che si tirano su e giù – e ….. Sbarababam, la lavagna si incastra e cede! "Panico" e risate generali, il prof un po’ impaurito che dice "Bene, adesso ce la diamo tutti a gambe". Poi tira giù il telo per il videoproiettore e riprende la lezione, non prima di aver finito la formula un po’ scarabocchiata perché "non si sa mai che cada anche il resto".

Una delle ultime frasi della lezione è: "Mamma mia, se succede ciò a nominare una derivata prima, non parlerò mai di integrali e men che meno di equazioni differenziali". Risate.

Tanto per dire che anche in un "mondo" perfetto come il nostro piccolo campus che è il Dipartimento, ogni tanto succedono cose tristemente "normali" nelle sedi umanistiche.

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