Quando valgo

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Quando tu vorresti essere ‘perfetta’, ‘imbattibile’. Sopratutto di fronte alle persone a cui ci tieni. Come se il loro giudizio su di te sia relativo alle tue ‘doti’ o non doti. Al tuo riuscire o non riuscire. Se il metro con cui ti vogliono bene sia se il programma di posta che fa le bizze sei riuscita a sistemarlo oppure no.

Ed invece devi fare i conti con le tue mancanze, i tuoi sbagli. Il non essere perfetta e avere sempre una soluzione per tutto. Il non riuscire, a volte.

È successo così. Quella paura di sbagliare, di deludere, come se non ci fosse un domani.

Tornando a casa osservavo le nuvole. Era tanto che non mi fermavo ad osservarle. E mi sono accorta che è tanto che non mi fermo ad osservare.

Guardando quel cielo immenso non è mancata qualche lacrima.
Ma quanto sono scema, ho pensato.

No. Non valgo solo per quello che so fare. Valgo prima di tutto per quello che sono. E per quello che scelgo di essere.

Ogni giorno

OmbrelloStamattina al bar un signore seduto mi guarda e mi dice: “Giovane.. tu sai cos’é l’amicizia?”

Sto per rispondere e mi interrompe: “Lo vedi quel signore laggiù? Quello é il mio migliore amico.. siamo nati nel ’39, siamo nati e cresciuti insieme, io gli ho fatto da testimone a nozze e lui l’ha fatto a me.. abbiamo comprato la terra da lavorare insieme e tutti i giorni venivamo in questo bar e prendevamo un bianchino e leggevamo le notizie.. Lui me le leggeva perchè io non so leggere. E io ascoltavo. Sempre insieme. Nel 78 abbiamo litigato, ce le siamo anche date e da quel giorno non ci siamo più parlati, neanche un ciao. Beh, ti diró, dal 78, nonostante tutto, ogni giorno veniamo qui, sempre alla stessa ora. Ogni giorno ci vediamo, non ci salutiamo e ci sediamo in due tavolini differenti. Entrambi prendiamo un bianchino, tutti i giorni lui prende il giornale e legge le notizie ad alta voce. La gente pensa che sia matto, ma lo fa per me. Dal 78. ”  Sonia Manno

Non rimpiangere, ricomincia!

Rimpiangere vuol dire piangere due volte. Preferisco ricominciare, sempre e nonostante tutto. (I.L.)

Qualche giorno fa parlavo, davanti ad una pizza, con una persona saggia. Le raccontavo alcune difficoltà, alcuni rimpianti che ogni tanto vengono su cose passate e lei mi ha detto una frase che aveva sentito tanti anni fa: ‘non devi guardare le cose di ieri con gli occhi di oggi’.
Mi sono convinta che ha ragione.
Mi sono convinta che la nostra vita è piena di giri strani, ma solo dopo averli percorsi ci si chiarisce il senso.
Ma serve pazienza e fiducia. E serve saper ricominciare, sempre.

Pattinatori o … pubblico? – ¿Patinadores o público?

CadutaStavamo passeggiando dopo pranzo con la mia sorellina. Mi ha raccontato una cosa che l’ha colpita guardando in questi giorni le gare di pattinaggio alle Olimpiadi. Mi diceva: “Lo sport è davvero un maestro di vita.
Vedi, tu stai facendo la tua gara e ad un certo punto cadi. Ma non puoi stare lì per terra. Ti devi rialzare subito e continuare, nonostante l’errore, nonostante hai ormai compresso la tua gara. Ma soprattutto devi continuare a sorridere, come se nulla fosse successo anche se dentro di te sei arrabbiato, deluso”.

Ha ragione. Quante volte succede anche nella nostra vita? Ho provato ad immaginare la scena e mi è venuta in rilievo un’altra cosa. Che a volte il pubblico, quando intuisce la difficoltà, incomincia ad applaudire per incoraggiare il pattinatore nel tuo rialzarsi.

Ecco. Nella vita ci troviamo spesso nella parte dei pattinatori. Ma possiamo anche trovarci nei panni del pubblico assistendo alle cadute degli altri. Ed è lì che possiamo fare la nostra scelta: essere spettatori, e magari ancora infierire. Oppure diventare parte attiva del ricominciare degli altri incoraggiando, sostenendo e accompagnando, chi è caduto, nel suo rialzarsi.

La mia amica Melisa mi ha mandato la traduzione di questo articolo anche in spagnolo 🙂

Estábamos caminando después de almuerzo con mi hermanita y me contó algo que la impresionó mucho mirando en estos días las competencias de patinaje en las Olimpíadas.
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Esami

LibriPeriodo di esami. Per questa sessione finito.

Ieri, nel panico pre-esami ad un certo punto è riaffiorato un po’ di scoraggiamento, quella lieve e sottile sensazione di non farcela, che fosse più semplice gettare la spugna. Un esame tosto, per un’informatica come me che si trovava a dover padroneggiare e contenere il mondo della filosofia, anche se in ambito comunicativo. Soprattutto quella impressione, quello scrupolo di non essere abbastanza preparata e non essere sicura di aver davvero fatto fino in fondo la mia parte.

Ma una persona saggia mi ha ricordato una cosa. Che sì, quando affrontiamo un esame ci piacerebbe sapere la domanda in anticipo per poterci preparare per bene. Eppure, eppure ci aspetta un esame di cu conosciamo argomento e domande con molto anticipo ma … rischiamo seriamente di non essere preparati mai abbastanza lo stesso.

Win-win strategy

ping-pongIl “dibattito” politico – sempre che così si possa chiamare – di questi giorni, ma in generale di un lungo periodo a questa parte, mi sta proprio dando la nausa. E me la dà per tutta una serie di motivi che però non sto qui ad elencare.

“Tu che mi provochi / io che mi vendico / ti pesto i piedi / ti rodi il fegato / un’escalation di torti / se prendo quel che è tuo distruggi quel che è mio / se mandi i fulmini ti mando al diavolo … ma non mi tornano i conti”

Ecco. Mi sembra si sia arrivati ad un punto di non ritorno. Dispetti, dispettucci, ripicche, “hai cominciato tu”, “no, tu hai continuato”, “eh, ma siamo stati provocati”,  mani che si alzano, insulti gratuiti, quelli che si approfittano per fare i loro interessi e sembra lo facciano apposta, interviste con domande fuori luogo, gente messa alla gogna mediatica solleticando i bassi istinti dell’uomo, e se lo faccio io va bene, se lo fai tu no … la lista sarebbe davvero troppo lunga!  E poi magari andiamo anche alle manifestazioni contro la guerra … ma questa non è una guerra? Mi piace, nel nuovo arrangiamento di questa canzone di cui state leggendo alcune strofe, lo “sfogo” che produce questo continuo conflitto: “Dacci un taglio!”

“Spezzano il filo e allora tu riannodalo / guardano storto e allora tu sorridi / è la vendetta perfetta”

Io mi sto stufando. Mi sento nauseata da tutto questo al punto che non voglio sapere di chi è la colpa, di chi ha cominciato prima. Perché la colpa sarà un po’ di uno e un po’ dell’altro, nessuno se ne può tirare fuori.
Io adesso vorrei soltanto sapere chi ha il coraggio di mettere da parte l’orgoglio per fare il primo passo.
Si, cari politici tutti, azzurri, rossi, verdi, gialli, arancioni, rosa …
Abbiamo bisogno di qualcuno che faccia il primo passo, che, al di là di tutto, sappia costruire e non distruggere, sappia mettere sincerità dove ha messo imbroglio, sappia dialogare e non urlare, sappia togliere le pietre dal muro invece che continuare ad accumularle. A costo di dover “perdere” qualcosa. A costo di venirsi incontro. A costo di ascoltare, a costo di camminare nelle scarpe dell’altro e accorgersi che forse non sono poi così tanto comode.

Io, il mio voto, alle prossime elezioni lo darò a chi saprà ORA darci un taglio, a chi ORA farà il primo passo per invertire questo triste spettacolo e che sappia spezzare questo infinito circolo vizioso in cui ci piace ficcarci, tutti quanti.

“Ma mi hanno detto di una nuova tattica / che non è facile ma in poche mosse da / lo scacco matto ai dispetti / La chiamano così win-win strategy / si vince insieme qui / non paga il muro contro muro! A chi tocca non so / questa volta farà gol / chi per primo comincia a cambiare / chi nel muro vedrà una porta e l’aprirà / forse è poco ma / avrà meno buio nel cuore / A chi tocca non so / questa volta farà gol / chi per primo comincia a cambiare / e dal muro che c’è una pietra toglierà ogni gesto che sa spalancare il cuore”

Le citazioni sono di Win-win strategy, canzone del Genverde che ho preso a prestito e che mi ha dato il senso di “nausa” percepita in questi giorni.

Un pezzo di pizza

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Vi ricordate la mia amica D.?
Oggi ne ha combinata un’altra.

Quando riesce alla mattina va a salutare un ‘amico’ in pieno centro, a Torino.
Stamattina, mentre usciva, al cancello c’era un signore che mendicava.
Lui stava lì, accovacciato e quasi nascosto da una pianta, chiedendo una moneta. Ma è sempre una storia molto complicata il rapporto con chi mendica. E spesso D. si trova in queste situazioni con un grosso peso nel cuore.
D. gli ha fatto un sorriso e gli augurato buona giornata. Già superare il muro dell’indifferenza è un buon punto di partenza.

Ma poi un pensiero: oggi per pranzo da casa si era presa della pizza. Perché non condividerne un pezzo con lui?
D. non ha voluto nemmeno ascoltarla, quella vicina sottile che provava a dissuaderla.
Ha aperto lo zaino e ha preso, dei due che aveva con sè, il più grosso dei pezzi di pizza.
E gliel’ha porto.
Ha ricevuto in cambio un sorriso e un grazie commosso di quella mano tesa che aspettava da lei una moneta.

Il quarto gancio

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Stavo riposando la chitarra nella sua custodia.
Gancio1 chiuso, gancio2 pure. Il terzo ha fatto un po’ più fatica ma poi è andato.
Ma il quarto no, non ne voleva sapere, perché avevo lasciato la tracolla attaccata e giustamente sporgeva un po’ dalla custodia.

Che fare? La tentazione data l’ora: lasciare tutto così, tanto con gli altri ganci chiusi non sarebbe successo nulla.
Ma poi no. Meglio chiuderla per bene. Ho riaperto il terzo gancio ma niente, non bastava.
Così sono dovuta tornare indietro e aprire tutti i ganci, ho sistemato la tracolla dentro alla custodia e ho richiuso il tutto.

Mi è sembrata la metafora di una vita: a volte quando qualcosa non funziona, anche nei rapporti con le persone, bisogna ‘riavviare’ il nastro, Ricominciare come se nulla fosse successo.

Date e vi sarà dato

SpigheUn’amica, che chiameremo D., mi ha permesso di raccontare la sua esperienza.

Lei è una 25enne, per adesso informatica, un po’ fissata con una vita che si possa equilibrare tra i piedi ben piantati a terra con le cose ‘dai tetti in sù‘.
Direi che potrebbe quasi quasi esser la mia, di descrizione.

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