Cercando una borsa

Funziona così, no?
Che sto cercando una borsa. Allora giro a Torino per “farmi un’idea”, come dice mia mamma.
Sono andata a Porta Palazzo, che il sabato pomeriggio è tutto un programma… giro giro giro, ma niente, tante borse ma nulla per cui potessi dire “wow” (chi mi conosce sa che le borse le uso poco e in questo ambito non ho tanto gusto).
Vabbè.
E poi salgo sul tram stanca, sfatta, assetata…guardo la ragazza davanti a me, guardo la sua borsa (ultimamente con questa cosa ho incominciato a guardare più spesso le borse di chi incontro) e caspita, proprio bella!
Il tempo di ragionare che forse con un minimo di faccia tosta potrei chiederle dove l’ha comprata che si sta preparando per scendere e faccio in tempo a “rubare” uno scatto della borsa.
Cioè, a saperlo non passavo tutto un pomeriggio in giro!
ps: se poi qualcuno vuole accompagnarmi in questa impresa, liberi di farlo! 😀

Digressione

Sul tram – Il bimbo che saluta

Il bimbo (che ha la pelle di quel colore diverso dal mio e che a volte ci fa paura) che stamattina, seduto sul suo passeggino, maglia con cappuccio in testa, saluta chi sale sul tram con quel classico movimento del pugnetto che si apre e si chiude accompagnato da una vocina squillante: “Ciao!”.
#soncose (belle)

Ps: l’articolo l’ho modificato rispetto all’originale grazie al contributo di Emanuele qui sotto nei commenti.

Sul bus – Il tema non fatto

E’ un dialogo che ho sentito l’altra mattina sull’autobus. Da quando ho perso gli auricolari e non li ho ancora sostituiti capita che mi accorgo di più della vita che c’è intorno, capti dei dialoghi tra qualcuno che per forza di cose alle volte mi aiutano a trarne degli insegnamenti.
Ovviamente prendendo sempre l’autobus alla stessa ora le storie ch incrocio sono spesso le stesse, ma c’è comunque sempre una buona componente di personaggi non abitudinari.
L’altra mattina c’erano due ragazzi delle superiori, in ritardo.
Siamo alla fine della scuola, tempo di verdetti.
Uno chiede all’altro se ha riconsegnato il tema assegnato e il compagno guardando in basso dice che no, non ha riconsegnato il tema. “Tanto sono bocciato, che senso aveva consegnare il tema?”.
È un po’ laconica la cosa. Poi io scendo, ma continuo a ripensare a quella arrendevolezza contenuta nelle parole del ragazzo. Si è arreso.
Certo, non sarebbe stato forse il voto che avrebbe cambiato il suo destino scolastico, ma magari gli sarebbe servito per ritrovare un po’ di morale, a sapere che può valere più di un voto.
Che ce la può fare. Che ce la possiamo fare, al di là dei nostri piccoli e grandi fallimenti.
Sono la prima a dover imparare la lezione.

Sul tram – La bambina

Come tutte le mattine arriva rumoreggiando il 4, la linea di metropolitana leggera che mi porta al lavoro.
Mi avvicino alla porta posteriore a passo svelto e magicamente la porta si apre senza che io debba schiacciare nessun pulsante.
Entro e trovo una bambina che mi guarda tutta sorridente e raggiante: è stata lei ad aprirmi la porta.
Non posso che ricambiarle il sorriso e pensare alla bellezza di incominciare la giornata così.
Non sono l’unica a beneficiarne, la bimba continua a divertirsi ad aprire la porta a quelli che stanno aspettando fuori di entrare. Così i sorrisi mattutini piano piano si moltiplicano.
Ah, i bambini, quante cose hanno da insegnarci!

Sul tram – Generazioni a confronto

Stesso tram.
Una signora, sembra sulla 50-ina, seduta, ha sulle gambe il suo netbook (?) griffato “Olivetti”, con la chiavetta internet Tim piantata ina una delle usb.
A fianco a lei una ragazza maneggia con un tablet di marca sconosciuta (ma che monta Andriod, l’ho riconosciuto dal data picker – nota a margine: ma con quei caratteroni sparati così grandi … e la privacy?).
Generazioni a confronto.

Sul tram

Come tutte le mattine sulla linea 4 passa l’agente di controllo.
Stamattina c’è quello simpatico, siciliano, che riesce a strapparti un sorriso con le sue battute.
Si avvicina ad un signore arabo con il suo bambino in braccio. Chiede al signore il biglietto, ma con un sorriso chiede al bambino di darglielo. Detto fatto, il bambino mette le mani nel portafoglio che il padre aveva aperto e porge il biglietto al controllore. Che divertito dallascena dice al bambino in tono scherzoso: “Mi dai anche 50 euro?”.
La risposta del bambino non si fa attendere: muove la testa a destra e a snistra pronunciando un categorico “no”.
Avrà 3 anni questo bambino, ma le idee le ha già chiarissime.

Pensieri (nerd) mattutini sul tram

Sei sul tram che si riempie ad ogni fermata. Le persone che salgono “giustamente” si piazzano davanti alle porte ed incominci ad avere il sacro timore di come farai a scendere. Ma se incominci a pensare e fantasticare su quanto sarebbe bello un algoritmo ricorsivo che ad ogni fermata potesse ordinare i passeggeri in ordine di discesa – quindi quelli che devono scendere a Porta Nuova che se ne stiano verso il fondo, arriverà il loro turno – ecco …ci manca soltanto che incominci a calcolare il costo di tale operazione – sempre che tu abbia scelto il tuo algoritmo – e poi sì, ha tutto il diritto di aver paura che Damiani si sia impossessato di te, nel tuo subcoscio.

Inquietante di prima mattina.

In gita al Parlamento

Maurizio è un amico e un insegnante e ieri, mercoledì 21 marzo, era in gita a Roma. Ha portato i suoi allievi in Parlamento e questo è quanto ha condiviso su Facebook con alcuni suoi amici. Lo lascio qui, con il suo consenso, così, nudo e crudo come l’ho letto. Fa riflettere molto, soprattutto per il vuoto “educativo” che questi atteggiamenti descritti (sommati alle fette di mortadella e tutte le mascherate che forse non sono riusciti a scampare neanche loro) lasciano nell’animo dei giovani che domani dovranno recarsi alle urne – se lo faranno – con queste immagini nella mente.
C’è da rifletterci sù, cari politici. Ma seriamente. Anche io voglio il finale positivo. Certo, poter eleggere i nostri rappresentati può essere un primo punto di partenza. Ma può bastare o c’è da cambiare tutto un sistema, ci sono da cambiare gli atteggiamenti? Bisogna ridarci fiducia. E farlo in fretta.

Ragazzi/e devo raccontarvi un’esperienza a cui manca ancora un finale positivo. Ieri sono stato in visita in Parlamento con i miei allievi di 17/18 anni. Bene la prima parte della visita,perfetta, poi la seduta in aula. Cominciamo da
Rosy Bindi (la (vice nda) presidente) costantemente al telefono o a mandare sms…. dei 10 deputati prenotati a parlare solo 2 presenti. In aula max 30 persone. 3 dormivano… abbiamo contato 10 iPad aperti su facebook. In 10 minuti 4 squilli di telefono …. Insomma che vergogna! Un’allieva é scoppiata a piangere.. La mamma licenziata lavora a ore a 450€al mese… Insomma quale fiducia per questa politica? C’é bisogno di cambiare le regole del gioco. EleggiAMO l’Italia ma attenti anche a chi mandiamo a rappresentarci. Ora aspetto un finale diverso. Ciao