Sul tram – La cosa più temuta

La cosa più temuta dagli abituali frequentatori dei bus e tram è il vedere alla fermata in cui si sta arrivando una scolaresca distribuita (ma d’estate il discorso allargatelo tranquillamente alle estati ragazzi), più o meno (spesso meno) ordinatamente sulla banchina.
E sperare per un momento che no, non debbano salire lì, dove sei tu. E nella frazione di secondo successiva doversi arrendere all’idea che no, saliranno proprio lì.

E quindi sotto con schiamazzi, maestre, insegnanti, educatori che tentano di tenerli a bada perchè per alcuni salire sul tram diventa quasi come andare alle giostre. Lo spazio è già quello che è, ma loro vorrebbero sempre andare da un capo all’altro per stare con l’amico, “devo dire una cosa a Mattia”…piccoli moti perpetui tra urli, scherzi, musica di Gigi D’Alessio a palla…

Ma il momento topico è quando da un capo all’altro del bus si leva la voce: “scendiamo alla prossima fermata”. E lì scatta il panico, si fa tutto un eco e un “passaparola” vociante in modo che nessuno si dimentichi di scendere.
Poi arriva fialmente la fermata e un altro grido, più perentorio del primo: “si sceeeeende”.
Apriti sesamo. Incomincia una corsa a chi scende per primo, quasi alla fermata ci sia un premio per chi taglia il traguardo.
Ma nonostante questo immancabilmente qualcuno deve essere preso a forza per un braccio e tirato giù. È allora che scatta la frase tipica, dell’accompagnatore1 all’accompagnatore2: “Sono scesi tutti?”. La risposta, 99 volte su 100 è fortunatamente positiva.

E fino alla prossima scolaresca, di nuovo un po’ di quiete. Ma in fondo in fondo: quanto avrei voluto essere uno di quei bambini?

Sul bus – Il tema non fatto

E’ un dialogo che ho sentito l’altra mattina sull’autobus. Da quando ho perso gli auricolari e non li ho ancora sostituiti capita che mi accorgo di più della vita che c’è intorno, capti dei dialoghi tra qualcuno che per forza di cose alle volte mi aiutano a trarne degli insegnamenti.
Ovviamente prendendo sempre l’autobus alla stessa ora le storie ch incrocio sono spesso le stesse, ma c’è comunque sempre una buona componente di personaggi non abitudinari.
L’altra mattina c’erano due ragazzi delle superiori, in ritardo.
Siamo alla fine della scuola, tempo di verdetti.
Uno chiede all’altro se ha riconsegnato il tema assegnato e il compagno guardando in basso dice che no, non ha riconsegnato il tema. “Tanto sono bocciato, che senso aveva consegnare il tema?”.
È un po’ laconica la cosa. Poi io scendo, ma continuo a ripensare a quella arrendevolezza contenuta nelle parole del ragazzo. Si è arreso.
Certo, non sarebbe stato forse il voto che avrebbe cambiato il suo destino scolastico, ma magari gli sarebbe servito per ritrovare un po’ di morale, a sapere che può valere più di un voto.
Che ce la può fare. Che ce la possiamo fare, al di là dei nostri piccoli e grandi fallimenti.
Sono la prima a dover imparare la lezione.