Un continuo atto di fiducia

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La vita stessa è un continuo atto di fiducia.

E’ la frase che mi suona in testa continuamente in questi giorni pensando alla tragedia dell’aereo schiantato deliberatamente dal co-pilota sulle Alpi francesi.
Non riesco a togliermi dagli occhi l’orrore di un pensiero del genere. Un uomo, un ragazzo con un solo anno in più di me ha scelto di morire e di trascinare nella sua scelta altre 150 persone che niente avevano a che spartire con lui, se non la fatalità di stare su quel volo.

Un episodio assurdo, assurdo come solo certe cose e certe follie lo possono essere, assurda come la roulette che ha scelto gli studenti che avrebbero potuto godere di un viaggio premio e che sedevano su quell’aereo per raggiungerlo. Mi manca il fiato, se penso a quale filo invisibile e a quale combinazione è appesa ogni giorno la nostra vita.

Un episodio che mi ha toccato nell’intimo perché mi ha rimesso davanti ad un’ineludibile verità: che la vita stessa è un continuo atti di fiducia, quotidiano.
Certo, un aereo che diventa una trappola mortale per 150 persone tutte insieme fa più rumore e muove di più la nostra immaginazione e le nostre angoscie.

Ma se ci pensate bene, ogni momento noi diamo fiducia a qualcuno. La diamo allo chef del ristorante dove mangiamo, al barista che ogni mattina ci porge il caffè, al conducente dell’autobus, agli altri automobilisti, alle persone che incontriamo al supermercato, al medico a cui ci affidiamo per le cure, al parroco da cui riceviamo la comunione.
La diamo ogni giorno incosciamente ad uno sconosciuto che ha costruito il ponte su cui passiamo tutti i giorni, a quello che ha costruito la macchina che ogni giorno ci porta da casa al luogo di lavoro, a chi ha costruito la nostra casa.
La lista, come si può intuire, è davvero lunga e comprende tante cose che diamo, anche giustamente, per scontate.

Ogni relazione, se ci si pensa, è un atto di fiducia che facciamo verso qualcuno.

Forse a volte, dietro le cose che ci sembrano ovvie, ci farà bene pensare all’atto di fiducia che stiamo facendo.
Dietro alle cose che facciamo ci farà bene pensare all’atto di fiducia che l’altro sta facendo in noi, perché si tratta sempre di una relazione di reciprocità.

E ci farà bene prendere coscienza anche di altre due cose.

La prima è che, come dice mio papà tante volte, “siamo tutti uguali”. Tutti uomini, tutti perfettibili, tutti peccatori.
I tedeschi, quelli che noi spesso identifichiamo come persone integerrime, che non sbagliano mai, oneste, si sono improvvisamente scoperti “non perfetti”. Anche loro. Hanno scoperto che anche loro fanno le cose con superficialità.
Quindi, e lo dico prima di tutto a me stessa, smettiamola di ergerci sopra gli altri, di pensarci migliori, di fare i moralisti sentendoci una spanna sopra gli altri. No, non lo siamo.

La seconda, forse ancora più importante.
Ricordiamoci che non viviamo su un’isola deserta.
Ogni azione che compiamo può avere una conseguenza non solo su di noi, ma ci può trascinare più o meno inconsapevolmente dentro anche altri.

“Le nostre infedeltà e debolezze non sono un fatto «privato», ma sulla vita degli altri lasciano sempre un segno – piccolo o grande, passeggero o indelebile”. (da un articolo su Chi Cercate)

Non perdiamo il coraggio di guardarle in faccia le nostre debolezze. Non perdiamo il coraggio di usare tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione per cercare di lavorarci sopra, per cercare di possederle e per cercare di limarle.
Lo dobbiamo a noi stessi, ma lo dobbiamo prima di tutto a chi ci sta accanto, e all’atto di fiducia, magari inconscio, che sta facendo verso di noi.

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