Ciao Prof.

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Mentre l’Italia è alle prese con le sue beghe, il mondo, quello di tutti i giorni, continua a scorrere.

E a volte basta aprire casualmente Facebook per riprendere contatto con una realtà che ti ancora con i piedi per terra. Anzi, che ti rimette in cuore la necessità ogni tanto di alzare lo sguardo.

Lui è stato ‘principio e fine’ del mio percorso universitario ad informatica.
Il primo prof che ho visto in un’aula affollata di matricole bramose di sapere qualche informazione in più su quello che le aspettava. Senza lesinare consigli (quanto mai azzeccato – e dalla sottoscritta ovviamente non seguito – quello di dare Analisi per tempo al primo anno), cercando di appassionare allo studio non fine a se stesso, non per trovare un lavoro. Ma come una passione.

E poi ‘fine’. Colui che come presidente di commissione di laurea, ‘secondo i poteri conferitomi dallo Stato’, mi ha proclamato nel dicembre 2010 dottoressa in Informatica.

Nel mezzo ho dato con lui un esame, Programmazione II.
Alberi, ricorsioni…ma se devo ricordare qualcosa penso ai commenti sui suoi pantaloni bianchi che ogni tanto sfoggiava a lezione.
Questo, guardando le cose adesso, mi pare giusto, perché vuol dire che è rimasto, oltre la conoscenza della materia, sopratutto la sua umanità.
Al primo appello non avevo raggiunto il punteggio minimo per accedere all’orale. Ero andata a ricevimento e ricordo che mi aveva aiutato a capire i miei errori. E non per fustigarmi, ma perché potessi imparare da loro.

Ecco. Mentre l’Italia era impegnata a sapere come il Pdl avrebbe votato la fiducia a Letta, il prof. Lesmo se n’è andato, inghiottito da un tumore. Che pure non gli aveva però impedito (a quanto ho potuto leggere) di esaminare i suoi studenti per l’ultima volta, solo una settimana prima di andarsene.

L’Italia ha bisogno di gente come lei prof.
Buon viaggio.

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