E’ difficile

E’ in corso una lotta interiore. Che forse non riuscirò ad esprimere in modo completo. Ma pazienza.

Mi è sempre stato insegnato ad amare il nemico, qualunque esso sia.

Ma presa dal circo mediatico in questi giorni allestito intorno alla vicenda di Piergiorgio Welby, al sua morte, omicidio o suicidio che sia, al rifiuto categorico (e anche un po’ troppo sbrigativo e freddo) da parte del vicario di Roma, Cardinale Ruini, del funerale religioso, non riesco davvero a capire dove potrebbe essere la verità.

Da una parte l’uso distorto fatto dalla politca di questa persona, desiderosa di morire.
Welby poteva suicidarsi come pultroppo fanno tante persone nel silenzio. Ed invece ha (o hanno) deciso di "immolarsi" per la causa radicale sulla "libertà individuale" di decidere quando e come morire. Voleva fare audience.

Dall’altra la Cattolicità con i suoi Codici di Diritto da far rispettare.
Non ci sarà funerale religioso. Non sta a me dire se è un bene o un male.

Perchè se da una parte l’uomo non si può sostituire a Dio per decidere la fine di una vita, dall’altra gli stessi uomini non si possono sostituire a Dio per decidere se Egli l’ha accolto nella sua infinita misericordia oppure no.
Ma forse qualcuno del Vicariato romano ha pensato che celebrare un funerale religioso sarebbe potuto essere interpretato come un’arresa o una legittimzione di fronte alla scelta estrema di Welby.

Mi piacerebbe, dall’altra parte, però chiedere ai Cattolici che oggi impugnano condanne, Diritti Canonici e quant’altro che cosa abbiamo fatto perchè questo non accadesse.
Per cosa abbiamo fatto non intendo quante ore abbiamo passato in un forum o sul blog a chiederci se l’eutanasia è giusta, se è o non è accanimento terapeutico, a parlar male dei radicali.

No. Per "cosa abbiamo fatto", io intendo se per caso qualche Cattolico si è preso la briga di andare a trovare Welby in ospedale, fargli sentire il proprio calore, il proprio Amore, quello disinteressato, nonostante Welby fosse, appunto, il "nemico".
Abbiamo forse cercato di fargli cambiare idea? Non proponendogli polpettoni del Catechismo, ma con "l’azione"? Che io sappia nessuno l’ha fatto.

Buona parte dei cattolici è rimasta "spiazzata", bisogna ammetterlo. Difficile spiegare la posizione della Chiesa. Anche un po’ imbarazzante, se si pensa che ad altri personaggi (l’ultimo in ordine di tempo, Pinochet) non meno "peccatori" il funerale religioso sia stato concesso.

E poi difficile spiegare a parole ad un non credente perchè l’uomo non possa disporre della sua vita a proprio piacimento, e perchè sono contraria ad ogni forma di eutanasia, perchè credo nella vita, anche e soprattutto nel Dolore, quello di un Dio che a breve si rifarà uomo e che grida "perchè mi hai abbandonato?". Difficile. Potrei indirizzarlo verso figure che ci hanno tentato con la loro stessa vita. Ma forse non basterebbe. E non mi sentirei di giudicarli se non capirebbero: la loro idea è importante quanto la mia.

11 thoughts on “E’ difficile

  1. Facile dire quando non si sta soffrendo come quella persona.

    Welby era in quella situazione dal 1997, pensi che nessuno abbia fatto o tentato di fare quello che dici?

    Se una persona arriva, dopo 9 anni di sofferenze, a chiedere di “staccare la spina” credo sia una decisione assolutamente matura e pienamente comprensibile.

    Non penso si giunga a tale decisione senza aver provato in tutto i modi ad accettare la propria situazione.

    Credi che avrebbe cambiato idea se qualcuno lo avesse “convinto” della “nobiltà” del dolore, quello che tu scrivi con la D maiuscola?

    Vallo a dire a chi combatte ogni giorno con dolori atroci senza nemmeno la possibilità di intravedere la minima speranza di guarigione.

    Dono di Dio? Forse per chi è credente sarà cosi ma perchè quando si parla di queste cose c’è sempre chi si pone sul piedistallo e tenta di imporre un’idea come quella di affrontare il dolore anche a chi non crede?

    A questo punto non curiamoci più nessun tipo di dolore, anche il mal di denti è un dono?

    Ovviamente sto esagerando, ma ciò non toglie che il dolore è una componente della vita che l’Uomo non accetta, e il fatto di credere che esso sia un modo per avvicinarsi a Dio è solo un palliativo.

    Ritengo che ogni individuo dovrebbe avere il diritto di scegliere liberamente, scegliere se “vale la pena” affrontare mesi/anni di dolore oppure no.

    Ti lascio una pagina interessante:

    http://www.aduc.it/dyn/eutanasia/noti.php?id=163636

  2. P.S.

    Ho dimenticato di dire che sono contrario al modo eccessivamente mediatico con cui è stato trattato il “caso” Welby, ma concordo pienamente con le ragioni di base.

  3. L’ultima frase dell’articolo di Danix è molto eloquente, significativa e intelligente; riferendosi a chi la pensa in maniera diversa da lei, ha scritto: “La loro idea è importante quanto la mia”. E’ evidente che non vuole imporre il suo personale punto di vista a nessuno, e che riconosce l’esistenza di posizioni differenti sull’argomento, tutte aventi una loro dignità.

    Anch’io credo che la decisione del Vicariato romano sia stata troppo affrettata, ma d’altra parte non ci si può fare nulla…tuttavia sono sicura che molti cattolici pregheranno senz’altro per Welby, senza considerarlo un “peccatore”, tutt’altro.

    OFF TOPIC:

    Cara Danix, tantissimi Auguri di Buon Natale e di un Felice Anno Nuovo, pieno di tanta, tanta serenità.

    Ciao e a presto

    Romina

  4. Ciao Giraldi.

    Ma guarda. Forse non sono riuscita a a esprimere quello che penso.

    Ho un tale rispetto delle idee degli altri che non mi sentirei mai di dire ad una persona non credente che il Dolore è un dono di Dio.

    Io lo credo, ma alla base di questa mia idea c’è sicuramente un cammino particolare che sto facendo.

    Tanto per farti un esempio. Io a Welby non mi sarei mai sognata di dire che il dolore è un dono di Dio.

    Però, avrei cercato se non altro di rendergli più “dolce” la malattia cercando di farlo sentire amato per quello che era.

    Non vorrei essere annoverata tra le fila dei cattolici “sul piedistallo”, perchè quello che io voglio cercare di fare è di rispettare l’altro per le sue idee, per quello che pensa. Anche se è diverso dal mio pensiero. Ecco. Per me questo è il dialogo. Non i muri che si alzano dall’una e dell’altra parte.

    Su questo caso “Welby”, l’ho detto. Io sono molto combattuta.

    Perchè come hai detto tu, io non la vivo. Per questo non posso giudicare a priori la sua scelta.

    Buon Natale anche a te … e a risentirci! 🙂

  5. Solo un appunto. Il suicidio sarebbe stato impossibile, la paralisi gliel’avrebbe impedito. Questa vicenda ha messo in luce evidenti lacune del sistema giudiziario italiano, prima ancora dei limiti e delle contraddizioni della Chiesa.

    Buon Natale

    Pity

  6. Ciao Pity.

    Questo caso ha messo il luce quanto tu dici (ma io sono contraria all’eutanasia), ma ha soprattutto messo in luce, secondo me, il contrasto tra mondo “laico” e il mondo cosidetto “ecclesiale”. Un dialogo pultroppo fatto tra sordi.

    Il mio augurio è che questo Natale porti a tutti la Luce necessaria per affrontare discussioni su temi delicati come questo con la giusta predisposizione, da una parte e dall’altra.

    Buon Natale anche a te! 🙂

  7. utente anonimo says:

    Forse qualcuno ha voluto farci audience. Welby non credo. O chissà?La cosa che credo debba interessarci è che lui ha reso pubblica la sua vicenda perché vi sia una soluzione aperta a tutte le possibilità d’ora in avanti.E magari, se non il rito cattolico, almeno una benedizione per un pover’uomo. Claudio (quello che riprendesti da domeblog sugli stupefacenti e i politici)

  8. Dunque Dani,

    sono due o tre giorni che penso ad intermittenza al tuo post, perché volevo trasmetterti quello che so, ma sono incapace di articolare.

    Riguarda la natura al tempo divina ed umana della Chiesa, fatto cruciale e probabilmente uno dei più malintesi al giorno d’oggi.

    Non ho seguito la specifica vicenda e ho solo dato un’occhiata ai tuoi link, ma non ha importanza, perché la questione è sempre, ripetutamente, perennemente, la stessa: o si confida in Dio, o ci si illude di poter giudicare da se stessi.

    Non si tratta però di un problema specifico di certa cultura clericale, ma bensì di troppi credenti, come hai fatto notare tu. Cristo non è solo un “messaggio”. La gente parla, ma non ascolta.

    Perciò, incapace di fare di meglio, ti allego un link (che tocca la questione) ad un testo di Robert Hugh Benson, uno scrittore a cui sono profondamente legato: è un mio amico, anche se è morto nel 1914. Un punto nodale del mio percorso di conversione è il suo saggio “L’Amicizia di Cristo”, tra le poche cose pubblicate in Italia (oltretutto è tradotto male).

    Questo che invece ti cito (Paradoxes of Catholicism) è, purtroppo, in Inglese. Se te la cavi, bene, altrimenti, visto che avevo iniziato a tradurlo quest’estate, cercherò di tradurre questo capitolo per fartelo leggere. Poi magari a qualcun altro viene voglia di leggerlo in Inglese:

    http://www.archives.nd.edu/episodes/visitors/rhb/benson11.htm

    Qui c’è l’indice:

    http://www.archives.nd.edu/episodes/visitors/rhb/bensonp.htm

    Ruini spesso usa un linguaggio che non funziona, ma ha agito giustamente. La parte umana della Chiesa, invece, non deve limitarsi a pregare per Welby, ma soprattutto prendere la croce, e non quella di suo gusto. Come dice Girardi, è facile riportare delle frasi, o indottrinare in maniera ripugnante riducendo Cristo a mera “cultura”. Altro è sacrificare, anche la vita se necessario, perché Welby possa vivere.

    Teresa di Gesù Bambino: “Qualche volta penso che io sono forse il frutto dei desideri di una piccola anima alla quale sarò debitrice di tutto quello che possiedo”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *