Scene di ordinaria follia

Martedì ultima lezione di esercizi di linguaggi.

La prof (che non riesco a realizzare a quale personaggio dei cartoni animati potrebbe assomigliare anche se ce l’ho sulla punta della lingua e non mi viene) incalza la povera cavia alla lavagna: "e poi"?

E io, che sto copiando un po’ distrattamente e sovrappensiero come un mero "scriba", comincio a canticchiare: "e poi, e poi, sarà com’è morire, cadere giù non arrivare mai []".

La mia compagna mi mette una mano sulla spalla e mi incoraggia: "dai che agosto è vicino". Ha (quasi) ragione.

E ora sotto con lo studio, torno a "querizzare" e "modellare" , così magari anche il mio ginocchio malandato ringrazia per il riposo che gli concedo prima che mi abbandoni definitivamente.

[L’immagine l’ho presa qui]